L'indignazione unisce operai studenti, donne, intellettuali

29.01.2011 18:19

 

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Il Presidente del Consiglio e i poteri reazionari che lo hanno sostenuto e protetto - con l’avallo anche di chi dovrebbe dare l’esempio in tema di morale e legalità - stanno unendo quelle che - nei movimenti politici degli ultimi decenni - si identificano quali forze rivoluzionarie: operai, studenti, donne, intellettuali. I lavoratori di Pomigliano e Mirafiori, oltre che i cassintegrati e i precari sparsi a milioni per tutto il territorio nazionale, hanno dimostrato che la classe operaia esiste, pensa e agisce, con dignità e compostezza, nella lotta per i diritti costituzionali. Una lezione politica, sociale e morale. 

Gli studenti hanno reagito alla controriforma Gelmini - colei che giustifica l’harem berlusconiano - che introduce una formazione classista e privatistica e hanno manifestato per scuola e università pubbliche, di e per tutti, per la ricerca e lo sviluppo, per sperare in un futuro migliore. In Italia un giovane su cinque è disoccupato, una donna su due è senza lavoro. Il lavoro è un diritto, non un privilegio e il futuro non deve essere in vendita. Le donne ci ricordano le conquiste del movimento femminista e l’indignazione verso quelle di loro che si piegano a divenire merce, oggetto, per soddisfare le perversioni del sultanato pornografico di Arcore. Gli intellettuali stanno uscendo dal torpore culturale nel quale il Paese è stato schiacciato dal dominio della massificazione mediatica. Gli intellettuali hanno il dovere di far comprendere la strategia eversiva messa in atto dalla classe dominante per consolidare i privilegi dei detentori del potere attraverso il massacro dello stato di diritto e dello stato sociale; hanno la possibilità di far capire quanto necessaria sia una rivoluzione culturale e morale, - non violenta, ma carica di passione e di entusiasmo – per sovvertire il sub-modello berlusconiano fondato sull’apparire, sull’avere e sul consumismo, al fine di costruire un patto sociale di etica pubblica e solidarietà che metta al centro la persona, l’essere, l’altro. Si deve verificare quanta dose di indignazione e volontà di ribellione esista in Italia a fronte di una radicata assuefazione, disillusione e scetticismo e se sussista la capacità di organizzare il dissenso per mutare lo scenario politico-sociale. 

Berlusconi, complice l’assenza di un antagonismo sociale, culturale e politico adeguato alla situazione, ha realizzato una sorta di controrivoluzione, divenendo miraggio - nell’orgia del suo potere - per quegli italiani che hanno riposto nelle tenebre coscienza, solidarietà, bene comune, etica pubblica, amore e bellezza, per ubriacarsi di consumismo, prostituzione e edonismo mercificante e cibarsi del dio denaro. Tastiamo la capacità di indignazione e ribellione degli italiani e quanta sete di giustizia e uguaglianza permane nell’orgoglio di un popolo ferito a morte che ha l’obbligo morale di fermare chi opera per l’arricchimento di pochi e per la mortificazione delle moltitudini.
22 gennaio 2011