Dopo il voto, lavori in corso a sinistra

03.06.2011 18:46

 Nella mappa politica dell'Italia post-voto c'è un nuovo spazio. A sinistra del Pd si profila un'area politica, in grado - almeno sulla carta - di contare un dieci per cento. C'è chi lo chiama Terzo polo. Un conto però sono le virtualità, altro il passaggio all'atto. Dopo le amministrative davvero l'unità tra le forze politiche a sinistra del Pd è più vicina? E attraverso quali forme organizzative? Con quale rapporti verso il Pd? Con la discriminante del governo o no? Se ne è discusso ieri in un'assemblea pubblica ("Lavori in corso a sinistra") promossa dall'area Essere Comunisti del Prc, al quale hanno partecipato esponenti politici, sindacali e di movimento della sinistra italiana. «Come ricostruire questo campo largo della sinistra italiana? - si chiede Simone Oggionni - Lo spazio politico c'è. Ci sono due forze politiche, la Fds e Sel, in sostanziale equilibrio tra loro, nonostante i sondaggi che alla vigilia davano la Fds per scomparsa. Questo favorisce oggettivamente la ripresa di un dialogo». Sel, appunto. Il target è lo stesso della Fds, ma il progetto politico diverso. Ci si divide, sull'idea di costruire una nuova sinistra oppure un polo alternativo al Pd. Discussione aperta, ma intanto è possibile individuare due, tre temi di "sinistra" (lavoro, pace, ambiente) su cui lavorare assieme, quale che sia la collocazione strategica? Ci prova, a rispondere, Franco Giordano. «Siamo alla crisi del centrodestra. Ma non c'è ancora un'alternativa al berlusconismo. Manca una sinistra in grado di criticare il capitalismo contemporaneo e di disegnare questa alternativa in maniera credibile. Allo stato attuale non c'è ancora un nesso tra i movimenti, i conflitti e la ripresa politica del centrosinistra. Permane una scissione. Non vedo ancora una coalizione del lavoro. Facciamola una discussione franca tra noi. Dobbiamo produrre fatti unitari, evitare ogni forma di discriminazione. Mi pare sia caduta, anche da parte della Fds, l'ipotesi di un polo alternativo al Pd che sarebbe scarsamente efficace. O sbaglio? E questo secondo me avvantaggia il processo unitario. Bisogna muoversi nel campo grande della sinistra. Non è più il tempo di provare solo a condizionare il soggetto più grande, dobbiamo costruire un'alternativa, una nuova sinistra. Nel frattempo costruiamo passaggi unitari a partire dai punti in comune che esistono tra noi». Non è della stessa idea Sinistra critica. «I risultati vanno letti e interpretati nel contesto dei conflitti e delle mobilitazioni degli ultimi tempi, della Fiom, degli studenti, delle donne. Le urne non premiano il centrosinistra o il Pd quando esprimono linee e candidati alternativi, purtroppo premiano anche Fassino. Io credo, invece, che esista - come in Spagna - lo spazio per una radicalità maggiore di quanto non sia possibile nell'attuale contesto del centrosinistra. Quando Giordano o Ferrero propongono di sconfiggere le destre e di cambiare il paese assieme al Pd vedo un film già visto. La destra si batte anche gratis, non c'è bisogno di stare dentro un'ipotesi di governo con il centrosinistra». Eppure sono gli stessi movimenti a chiedere unità. «Berlusconi fa paura - dice Ciro Pesacane - la privatizzazione dell'acqua, delle spiagge, il dissesto ambientale, la speculazione ai danni del territorio... Dobbiamo dare una spallata a questo governo, non perdiamo il treno. C'è un mondo là fuori che aspetta. Fate sintesi tra voi, vi prego. Basta giocare». «Dobbiamo superare - interviene Gian Paolo Patta - lo stallo della Fds. Al momento siamo un comitato elettorale, né più né meno. Non credo però a un'unica sinistra. La politica non è tatticismo. Il Pd è un partito liberaldemocratico. Non ci puoi fare assieme una forza politica». «Starei attenta a non considerarci il Terzo polo - così Manuela Palermi - bisogna essere realisti. Anch'io considero pericolosa la parola d'ordine delle due sinistre. Queste elezioni ci restituiscono un bipolarismo marcato. Molti compagni pensano che tutti i nostri fallimenti negli ultimi anni derivino dall'essere stati al governo Prodi. La gente non ci ha mai chiesto di far cadere Prodi». Troppo politicismo? «Non si può concepire la sconfitta della destra - dice Gianluigi Pegolo - solo come esito di un meccanismo di alleanze politiche. La proposta di un'alleanza organica nel centrosinistra non funzionerebbe. Noi abbiamo bisogno di un polo della sinistra che travalichi il Pd». «Io non credo - dice Salvi - alla possibilità di un governo del cambiamento. Però avere un governo moderato che faccia stare meglio la gente e i lavoratori, questo sì, è possibile. Il tema non è avere un ministro. Siamo in grado di mettere dentro un programma due, tre, quattro temi e di farcene garanti, noi e gli altri, assieme a Sel?». «Se vogliamo vincere contro le destre - dice Alfonso Gianni - al centrosinistra non c'è alternativa nell'immediato. L'obiettivo è qualificarlo a sinistra quanto più possibile, ma altro non è dato fare. Chi sta fuori non incide. E poi non giriamoci attorno, c'è il problema del governo. Col maggioritario la gente che mi elegge mi vuole al governo. Non perdo tempo con chi si dice pregiudizialmente contro. E' un atteggiamento minoritario pervicace. Certo, bisogna costruire una forza di sinistra alternativa, ma io non penso al Pd. Una sinistra sans phrase alternativa a quello che è diventato il Pd, questo ci riguarda. E' un dibattito che spero si faccia tra noi». Si allontana il big bang? «Il Pd non è affatto sul punto di implodere - dice Fulvia Bandoli - a maggior ragione dobbiamo discutere tra noi di unità». Anche se i progetti sono diversi? «Non è un ostacolo - dice Claudio Grassi - E' dal congresso di Chianciano che Essere Comunisti tenta di mantenere un filo pur nella diversità dei progetti delle due forze oggi a sinistra del Pd. Il rapporto tra Sel e Fds, dopo il voto, è più paritario. A sinistra del Pd c'è un bacino rilevante che però rischia di non essere efficace perché frammentato. Certo, è improponibile un soggetto unico, ma dal fatto che non si può fare un partito al non fare niente ce ne passa. C'è una disponibilità da parte di Sel a fare un lavoro comune. Sel ritiene indiscutibile l'internità al centrosinistra? Noi no, cerchiamo intese ma con un nostro progetto autonomo. Ma ciò non toglie che si possano costruire iniziative comune. Loro faranno le loro battaglie nel centrosinistra, noi dall'esterno, ma insieme possiamo fare massa critica». «Il vero ostacolo all'unità - dice nelle conclusioni Alberto Burgio - è il paradosso dell'efficacia politica. In Italia il maggioritario costringe ad allearti ma riducendo il grado di radicalità, altrimenti rischi di perdere consistenza. E' un circolo vizioso reale. Ma ci sono due fatti nuovi: l'esito del voto, la crisi organica e irreversibile del berlusconismo, il dissesto delle piccole e medie imprese del nord-est, la difficoltà della Lega, da un lato; l'esistenza di uno spazio e di un credito inaspettato per la sinistra, una domanda di cambiamento e di alternativa, dall'altro. Sta a noi cogliere l'opportunità. Infine: il Pd è stato messo di fronte ai limiti oggettivi delle opzioni moderate».

 

Tonino Bucci

in data:21/05/2011