Responsabile Gruppo Campania
Responsabile Gruppo Nazionale
DONNA DEL SUD
Questo movimento si impegna nell'intento di avviare un nuovo modo di concepire la vita politica e sociale del paese, che partendo dal risveglio delle coscienze, solleciti un rinnovamento culturale della classe dirigente partecipando attivamente alla vita politica del paese. Da questi intenti scaturiscono gli undici punti chiave del programma del Movimento:
1)l’uomo è libero quando è libero dal bisogno e per questo l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Convinti di ciò noi lottiamo per i diritti e le tutele delle persone per il diritto al lavoro certo, giusto e a tempo indeterminato .
2) Il movimento è a favore del rispetto delle leggi e della Costituzione italiana ed è convinto che ogni uomo deve essere giudicato in maniera uguale indipendentemente dal ruolo e dalla posizione che occupa nel paese.
3) Il rispetto della Costituzione italiana e la lotta per riaffermare che la Costituzione per questo paese è sacra e non va riformata in quanto è garanzia di equilibrio e rispetto delle norma democratiche e di libertà del paese.
4) Il Movimento lotta per la libertà di informazione e di opinione e contrasta tutti coloro che hanno fatto del nostro paese un luogo di censura e violenza psicologica su chi non ha le stesse idee e propaganda le proprie idee attraverso i giornali e i mezzi di informazione.
5) Il movimento lotta per ottenere la certezza della pena e per la restituzione ai cittadini di ciò che viene loro indebitamente sottratto.
6) Il Nostro movimento crede nella democrazia. A tale scopo, lotta per una politica pulita, per la democrazia e per la massima trasparenza anche all'interno dei partiti e degli organizzazioni che propongono ai cittadini candidati da eleggere come loro rappresentanti.
7)La divisione dei poteri e la lotta contro chi vuole concentrarli nelle mani di una sola persona e elemento fondamentale del movimento ; noi siamo per la divisione del potere giuridico da quello del potere esecutivo che da quello economico.
8)Il movimento lotta per il rispetto dei diritti umani nel nostro paese contro la censura e contro la discriminazione sui posti di lavoro per chi ha idee diverse.
9) Nessuno può discriminare un altro uomo per il solo colore della pelle o l’appartenenza ad etnie diverse. Noi ripudiamo il razzismo in tutte le sue forme e contrastiamo movimenti e partiti che hanno fatto di idee razziste e xenofobe la loro cultura.
10) Noi siamo convinti che chi ha intrapreso un attività imprenditoriale tale da compromettere il futuro del paese per i propri interessi debba essere allontanato dalla vita politica del paese fino a che perseguirà fini diversi da quelli del bene comune.
11)Organizzare il dissenso e propagandare attraverso tutti i mezzi a disposizione le proprie idee è il fondamentale del movimento
Arriva da tutti. Dagli studenti che nelle classi vivono, studiano, crescono. Dagli insegnanti che ci mettono impegno e passione. Dalle famiglie che vogliono dare un futuro ai propri ragazzi. Dalle associazioni e dai partiti. Dai cittadini. La difesa della scuola pubblica dagli attacchi di Silvio Berlusconi assume i contorni di una protesta diffusa, generale. Un'indignazione di massa. Che parte dal basso e non fa sconti al premier. E che restituisce al mittente accuse e dichiarazioni arbitrarie. Denunciando la pericolosità della politica della conoscenza della destra di governo. Gli slogan, le parole d'ordine, viaggiano in rete: "La scuola non plasma. Educa". "La scuola non inculca idee. Fa crescere lo spirito critico". E così via, verso una nuova ondata di proteste. Per difendere la scuola come "bene di tutti".
Manifestazione nazionale. Il fronte più caldo è quello degli studenti. Che ha già messo in cantiere una manifestazione nazionale. Coordinate: il 12 marzo a piazza del Popolo, Roma, in concomitanza con il Costituzione Day, la protesta contro la riforma della Giustizia e la legge Bavaglio. E crescono gli appelli delle associazioni studentesche. C'è chi si definisce "partigiano della conoscenza". Chi "studente per la Costituzione". Tra i tanti documenti, quello dell'Udu, l'Unione degli Universitari: "Vogliamo scendere in piazza il 12 marzo come studenti, come giovani, ma soprattutto come cittadini di questo Paese. Per difendere i diritti, i doveri, i principi e i valori che la nostra Costituzione sancisce e che vorremmo vedere realizzati e non attaccati, smantellati, aggirati".
Mobilitazione permanente. E in tanti propongono la stesura comune di calendario di proteste. Come il coordinamento Atenei In Rivolta 1. Che lancia un'altra manifestazione nazionale per il mese di Aprile: "vogliamo riunire tutti i soggetti sociali, dalle donne ai migranti, dagli studenti ai lavoratori, dai movimenti contro la privatizzazione dell'acqua a quelli in difesa dei territori per lanciare una grande manifestazione nazionale nel mese di Aprile". E dalla Rete delle Conoscenza arriva un invito alla mobilitazione permanente: "continuiamo a opporci giorno per giorno, a stare nelle piazze delle prossime settimane e dei prossimi mesi. A ribadire la centralità del protagonismo studentesco anche sui temi della cittadinanza". Poi la strategia: "Nelle scuole porteremo le nostre proposte come l'AltraRiforma, per dimostrare al Governo e alla politica che la scuola si può e si deve cambiarla dal basso con processi reali di partecipazione".
Un bene comune. Il cuore pulsante della protesta è il web. Che diventa nuovamente il luogo dove esercitare il proprio dissenso. Ci si aggrega intorno a parole semplici, a contenuti condivisi. Sono già migliaia i messaggi arrivati a Repubblica.it. Tra i tanti luoghi virtuali, molto attive due pagine Facebook. Che grazie al passaparola hanno già molte migliaia di adesioni. La prima è "Orgogliosi di aver frequentato la scuola pubblica". Un contenitore dove le parole del premier vengono analizzate e smontate. Per essere poi essere confrontate, con amarezza, con quelle del 'Discorso in difesa della scuola nazionalè pronunciato da Piero Calamandrei nel 1950. E dalla "scuola che inculca idee sbagliate" si passa a: "La scuola di Stato deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito".
"Non venga a parlarci di famiglia e valori". Altra pagina Facebook, "Io amo la scuola pubblica". Tante le discussioni. E c'è chi risponde per le rime al presidente del Consiglio: "Sono un docente e sono fiero di inculcare i valori contrari a quelli a cui si riferisce la maggioranza di governo. I miei valori sono nella Costituzione". Poi la lettera di una professoressa, Monica Fontanelli. Che scrive a Berlusconi: "Io insegno l'importanza della coerenza, della dignità, della sincerità, dell'impegno come condizione necessaria per conseguire gli obiettivi che ognuno di noi si pone. Continuerò a farlo Presidente, con l'impegno di sempre e con la consapevolezza che solo in questo modo noi insegnanti potremo fermare il vostro disegno di formare sudditi e non cittadini consapevoli". E ancora: "Abbia un sussulto di dignità e non venga, proprio Lei, a parlare di valori, di famiglia. Rispetti il lavoro di chi, per poco più di mille euro al mese, fa di tutto per dare ai giovani di questo Paese cultura, dignità, consapevolezza e onestà".
Le associazioni e i partiti. Dichiarazioni e comunicati non si contano. Sul sito di Articolo 21 crescono le adesioni alla manifestazione del 12 marzo. E ora dopo ora la difesa della scuola pubblica diventa una motivazione aggiunta per scendere in piazza. Poi Libertà e Giustizia. Che oltre a "denunciare la devastazione che Berlusconi-Tremonti-Gelmini hanno provocato nel sistema scolastico", s'impegna a rilanciare i valori della scuola di tutti, primi tra questi il pluralismo e il pensiero critico". Infine i partiti. Dal Pd, che oggi darà vita ad un sit-in a Roma, passando per Sinistra e Libertà, che definisce "volgari e rozzi" gli attacchi del premier. E le critiche arrivano anche da destra. Da Generazione Futuro, organizzazione giovanile di Futuro e Libertà: "Caro Presidente, il complotto comunista che lei usa molto spesso è utile per attirare nella sua rete molti pesci che si lasciano abbindolare da una risposta facile. A noi però piacciono i discorsi complessi. La sua dichiarazione mi lascia pensare che lei preferisca le scuole private, che potranno essere anche le migliori del mondo, ma il fatto stesso che siamo private non le fa essere scuole libere. Invece noi andiamo in luoghi a lei scomodi a pensare e a riflettere".
MANIFESTAZIONE DEL 13 FEBBRAIO " SE NON ORA QUANDO"
In questi giorni su facebook tante persone, di entrambi i sessi, cambiano l’immagine del proprio profilo, sostituendo la propria con quella di una donna dalla vita significativa. Può capitare così di discutere con politiche, attrici, studiose, scienziate famose. La ricchezza e la varietà del genere femminile si moltiplica sul social network.
C’è un sentimento diffuso d’indignazione e di rabbia per l’intreccio sesso potere che l’inchiesta milanese su Berlusconi sta facendo emergere. Un esito estremo della personalizzazione del potere e della politica in cui prevalgono rapporti servili, e il corpo femminile è ridotto a merce di scambio, puro oggetto di godimento sessuale del potente da accontentare. Quello che emerge dalle intercettazioni e dai racconti delle protagoniste non è solo un discutibile stile di vita di chi dovrebbe governarci, fatto che da solo basterebbe a dichiararlo inadeguato a ricoprire il ruolo di capo di governo. Quello che emerge non riguarda solo la sua vita privata, la sua camera da letto. Anche se non fossero stati commessi reati, e da quello che la stampa riporta delle indagini sembrerebbe il contrario, quello che emerge da tutta questa storia ha una straordinaria rilevanza pubblica e politica.
Ma se cosi è, se ciò che emerge ha una straordinaria rilevanza pubblica e politica, è altrettanto importante che si materializzi collettivamente sulla scena pubblica l’indignazione che determina: per rispetto e responsabilità verso noi stesse, verso le nostre figlie, verso le ragazze e i ragazzi di oggi.
Il bunga bunga berlusconiano è tutt’uno con il suo modo d’interpretare il potere e il governo. Aveva detto bene Veronica Lario quando parlò di divertimenti dell’imperatore e di fine della politica.
E’ fuorviante parlarne anche solo riducendolo a un problema di prostituzione. Siamo di fronte ad un modo di essere non secondario del sistema di potere e di consenso di Berlusconi. Non a caso la carriera politica, equivalente ad un posto in una delle sue televisioni, diventa, oggetto di contrattazione. Il Presidente del consiglio può permettersi di gestire tali carriere come farebbe in un’azienda privata.
Non vogliamo giudicare le ragazze che frequentano la casa del premier cercando di cambiare la propria vita in una serata. Vorremmo piuttosto discutere del fatto che in una società sempre più trasformata dalla televisione, schiava dell’immagine, ossessionata dalla rappresentazione, la politica diventa uno dei modi di raggiungere il successo e i favori sessuali possono far parte dello scambio.
Neppure condividiamo quelle letture che riducono le donne a vittime e parlano di ritorno agli anni 50. Sono donne anche quelle che hanno parlato e mostrato la nudità dell’imperatore. E’ una donna Ilda Bocassini. Nella nostra vita incontriamo tante donne, magari affaticate e un po’ sole, precarie o in cerca di lavoro, ma libere e sicure del proprio valore.
Vorremmo piuttosto domandarci quale libertà e disinvoltura mettono in campo le giovani e giovanissime, aspiranti letterine o veline, ma disposte anche ad accontentarsi di un seggio in Parlamento o in un Consiglio Regionale.
Ci sarebbe molto di cui discutere, anche per noi donne.
Discutere di quella insicurezza che è il tratto distintivo della nostro vita di oggi e che ha lo sguardo – dicono le statistiche – delle giovani ragazze alle prese con un futuro negato e la precarietà di un lavoro contrapposto a dignità e diritti, fino allo scandalo delle dimissioni in bianco. Discutere della vita materiale delle donne, a cui lo stato sociale in ritirata scarica responsabilità senza riconoscere ruolo e valore.
Notiamo che troppi uomini non si sono ancora sottratti alla richiesta di complicità che il premier più volte ha sottilmente fatto parlando del suo stile di vita e le cronache sono piene di padri e fratelli che puntano sulla capacità di guadagno delle loro “ragazze”.
Crediamo sia urgente, nella politica e nella società, fare una grande e limpida battaglia politica contro questo sistema di potere e di corruzione, contro la mercificazione del corpo femminile e il modello di relazioni che propone, contro la svalorizzazione del lavoro e della vita delle donne.
Per questo abbiamo promosso e sottoscritto la lettera invito a mobilitarci “Se non ora quando?” e il 13 febbraio saremo in piazza, speriamo con tante e tanti amici. Pensiamo che debba manifestarsi sulla scena pubblica, invasa dallo spettacolo di miseria del bunga bunga berlusconiano, l’orgoglio femminile.
Titti Di Salvo, Cecilia D’Elia, Monica Cerutti
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La cultura è un diritto – La cultura è un investimento – La cultura è un bene di tutti I tagli alla cultura e all’istruzione traducono in pratica un’idea molto ostentata: quella della “cultura che non da’ da mangiare” e della scuola pubblica che indottrina. Noi non possiamo accettare i tagli alla cultura messi in atto dal governo, perché minacciano la libertà e l’autonomia delle persone, negano dignità e futuro alle cittadine e ai cittadini italiani, evocano un modello economico e sociale non sostenibile , segnano un destino di declino economico e sociale per l’Italia,contrastano il senso e la lettera dell’art.9 della Costituzione. Non a caso il Presidente della Repubblica ha sempre indicato l’investimento nella cultura e istruzione come scelta fondamentale da preservare. Ma soprattutto non possiamo accettare i tagli alla cultura messi in atto dal governo, perché l’Italia ci rimette, perché si perde più di quello che si risparmia. Soprattutto oggi – di fronte all’evidenza che l’uscita dalla crisi è possibile solo cambiando il modello di sviluppo, la struttura della produzione e dei consumi – avremmo bisogno di politiche pubbliche che orientino investimenti (e consumi) verso cultura, istruzione e conoscenza. Al contrario vengono tagliati tutti i finanziamenti pubblici al settore (altro che loro rimodulazione)sia attraverso quelli ripetuti al Fondo Unico per lo Spettacolo(FUS) che attraverso l’obbligo per gli Enti Locali di ridurre dell’80 per cento gli investimento in mostre ed eventi culturali.Al posto del mancato rinnovo del sostegno fiscale poi, la tassa di un euro sui biglietti del cinema, a carico degli spettatori . L’Italia detiene il 52% dei beni culturali mondiali e dedica l’0,20 per cento del Pil alle politiche culturali. E’ in gioco il nostro futuro, la qualità della democrazia e il percorso di vita, creativo, professionale di persone in carne ed ossa; persone che concorrono a plasmare l’universo simbolico nel quale ci muoviamo ogni giorno e sono, quindi, strumento per la creazione di identità e memoria collettiva. Invece dei tagli andrebbero fatte riforme strutturali, a cominciare dal Fondo unico per lo spettacolo, e aumentati gli investimenti in questo settore. Non si può tacere delle conseguenze di quei tagli complessivi sull’occupazione,(perfino nella ricerca per la conservazione dei beni culturali ) in un settore privo di ammortizzatori sociali, dove le produzioni si stanno delocalizzando, sta diminuendo il numero degli occupati, stanno aumentando il lavoro grigio e nero. Non si può tacere del rischio chiusura di Santa Cecilia, del San Carlo, del San Felice, dei Teatri di prosa, del Maggio musicale, di Cinecittà luce, della Fenice, del Teatro di Roma,di tutti i Teatri di tradizione,delle Fondazioni lirico-sinfoniche. Non si può tacere della devastazione del messaggio di un Governo che sceglie di privare i suoi cittadini degli strumenti di autonomia e libertà e non riconosce al settore nemmeno il diritto a un Ministro nel pieno delle sue funzioni. Non si può tacere del silenzio sulla cultura nella legge quadro sul federalismo come diritto fondamentale il cui esercizio va garantito su tutto il territorio nazionale. In questi giorni l’indignazione collettiva cresce. Si manifesta nel coro collettivo del Nabucco diretto da Riccardo Muti; nell’annuncio delle tre giornate di mobilitazione promosse da tutto il mondo della cultura; nella convocazione degli Stati generali al Teatro Regio di Torino dove è nata l’Unità d’Italia, Italia a cui cultura e istruzione hanno dato e danno oggi profilo e identità. Per questo le donne e gli uomini di Sinistra Ecologia Libertà sono con le lavoratrici e i lavoratori del settore che rischiano il posto di lavoro. Sono con le Associazioni di impresa, le tante in prima fila nella difesa della dignità della produzione culturale. Sono a fianco delle Organizzazioni sindacali che si mobiliteranno il 25 marzo.. Sono a fianco delle cittadine e dei cittadini che rivendicano il diritto alla cultura come diritto di cittadinanza. Siamo con tutti voi, per difendere il diritto alla cultura Nichi Vendola, Presidente di Sinistra Ecologia Libertà Gennaro Migliore, Coordinamento nazionale di SeL Titti Di Salvo, Presidente CIV Enpals, Ente previdenziale dei lavoratori dello spettacolo e dello Sport Cecilia D’Elia, Assessore alla Cultura e vice-presidente della Provincia di Roma Massimo Mezzetti, Assessore alla cultura della Regione Emilia FRomagna“Cultura, non si può tacere”. L’appello.
martedì 28 dicembre 2010 12:13 - di Marina Nemeth - Categorie: Vetrina
«La vicenda Mirafiori e’ dirimente. Unisce chi ha un’altra idea di Italia». Il leader della sinistra: il Pd non abbia paura di unire il centrosinistra. Alleati col Terzo polo? C’è chi ha votato la riforma Gelmini
ROMA «Temo che il 2011 possa essere un percorso doloroso per una parte del mondo del lavoro e del non lavoro», dice Nichi Vendola. Le previsioni del presidente della Regione Puglia non sono confortanti. «Ci saranno – spiega – gli effetti delle manovre finanziarie di Tremonti, che cadranno sul corpo gia’ indolenzito del lavoro dipendente e del mondo della famiglia e dei pensionati. Sara’ un anno in cui vedremo esplodere in maniera acutissima la crisi sociale del Paese».
Prevede nuove, impetuose, manifestazioni di piazza?
In realta’ ci sono già tutti i giorni, dappertutto. Non solo quelle nel mondo dell’industria privata, ma un ribollire di vertenze e di lotte a tutti i livelli: penso ai settori della pubblica amministrazione, alla sanita’. Contemporaneamente c’e’ una perdita del potere di acquisto del salario e delle pensioni: le famiglie si impoveriscono e vedono nello steso tempo dimagrire le dimensioni del welfare. Questo accade in un Paese gia’ frastornato da un fatto inedito, che e’ la perdita di capitale sociale legato al futuro delle giovani generazioni.
Il lavoro, appunto. Sulla proposta Marchionne il Pd e’ diviso: Chiamparino e chi appoggia la linea Fiom- Cgil. Lei che posizione ha?
Non e’ solo una sfida arrogante contro il mondo del lavoro. E’ l’idea di un restringimento secco degli spazi di democrazia in questo Paese. Si vuole mettere il bavaglio a tutti coloro che non si allineano, imponendo l’eliminazione del sindacato che e’ renitente alla leva di Marchionne. Chi non e’ d’accordo non ha piu’ diritto ad esistere nei luoghi di rappresentanza dei lavoratori.
Altre aziende potrebbero adottare questo modello.
Il tema che dovremmo affrontare e’ cosa produrre, e poi come produrre. E la Fiom non si e’ mai sottratta ad un negoziato su come produrre. Reagisce alla capitolazione del sindacato. Da questo punto di vista ha cominciato una battaglia che non ha solo valore sindacale, ma civile e culturale, sociale.
Cambiamo argomento. Bersani le chiede piu’ generosita’ e rilancia una alleanza costituente che comprenda anche il Terzo polo.
Non penso di avere un difetto di generosita’. A molti che hanno l’abitudine di polemizzare con argomenti venali, e talvolta usando anche l’arma della contumelia, ho sempre replicato parlando di politica. Non ho mai accettato il terreno del ping pong polemico e ho replicato con quelli che chiamo i comizi d’amore.
In sostanza il messaggio e’: prima delle alleanze confrontiamoci su un programma?
Abbiamo una occasione straordinaria che e’ quella del caso Marchionne e Mirafiori. Un punto dirimente per costruire una visione e una coalizione con coloro che si sono opposti, per esempio, alla riforma Gelmini. In fondo cosa e’ un programma? E’ mettere insieme un’idea dell’Italia e della salvezza di questo Paese che oggi vive un declino drammatico.
Ma Sel un programma ce l’ha?
Vorrei capire perche’ lo chiedono soltanto a me. Comunque e’ riassumibile efficacemente con lo slogan: contro la precarietà. La destra ci ha promesso all’inizio della stagione berlusconiana la societa’ delle tre i: impresa, inglese, informatica. E ci ha regalato l’Italia delle tre p: poverta’, precarieta’, paura.
Nell’ipotesi di elezioni anticipate Sel andrebbe da sola?
Il popolo del centrosinistra chiede ai partiti del centrosinistra di essere capaci di una grande unita’ con il popolo e con i soggetti sociali in movimento e di saper lanciare una grande sfida innovativa. Da questo punto di vista noi siamo pronti non a vivere una piccola e modesta avventura elettorale, ma a sentirci costruttori del cantiere dell’alternativa al berlusconismo.
Quindi il bipolarismo non e’ finito?
E’ finito quello all’italiana. All’orizzonte mi pare ci sia comunque il Terzo polo, ovvero ci siano tre poli della scena politica italiana.
Ma Bersani vi vuole tutti insieme.
Il Terzo polo ha già risposto. E comunque in quell’ambito c’è anche chi ha votato la riforma Gelmini e sta continuando a votare progetti fondamentali del governo Berlusconi.
Si riferisce a Futuro e liberta’? Quindi gia’ boccia l’ipotesi Bersani.
Alla fine, per paradosso, si puo’ arrivare ad allearsi anche con Berlusconi per sconfiggere Berlusconi. Il problema, in realta’, e’ discutere di quale Italia vogliamo, di quali sono le ragioni del declino del nostro Paese e di un grande disegno riformatore.
A Natale a Berlusconi ha augurato di essere un buon nonno. Cosa augura al Pd per il 2011?
Quello che auguro a tutto il Paese. Di non avere piu’ paura.
Marina Nemeth
da: Il piccolo
Sfida cerchiamo tutti gli italiani che non voteranno Berlusconi
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